Narcolessia: cause, sintomi e rimedi

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Oggi parliamo di narcolessia, conosciuta anche come ipersonnia diurna o sindrome di Gelineau, in onore di colui che la scoprì. Quali sono i sintomi di questo disturbo del sonno, e le cause che la originano? Quali sono le terapie fino a oggi utilizzate per prevenire o almeno ridurre la frequenza degli attacchi di sonno improvvisi.

sogni

La narcolessia è un disturbo neurologico (e non psichiatrico) che può compromettere sensibilmente la qualità della vita di chi ne soffre. Questo termine infatti sta a indicare dei ricorrenti attacchi di sonnolenza diurna, conosciuti come ipersonnia, che costringono la persona a fare dei sonnellini ricorrenti e del tutto involontari durante il giorno.

Chi riguarda la narcolessia?

La narcolessia fortunatamente è una malattia poco comune. Secondo le stime ne soffrono 40 persone su 100.000. Può colpire indistintamente uomo o donna, bambino, adulto o anziano. E’ stato però riscontrato che:

  • Difficilmente il sintomo si manifesta prima dei 10 anni
  • Solitamente la narcolessia si presenta tra i 15 e i 30 anni
  • Raramente compare sopra i 60anni e in ogni caso è difficile diagnosticarla perché i sintomi possono essere ricondotti ad altre malattie senili
  • Nei bambini può comparire tra gli 11 e i 15 anni
  • Sono pochi i casi di bambini narcolettici tra i 5 e gli 8 anni.

Quali sono le cause della narcolessia?

Ancora oggi non sono ben note le cause della narcolessia. Esistono solo ipotesi in merito. L’unica cosa che oggi sappiamo è che la narcolessia è causata dall’alterazione neurologica dei centri del sistema nervoso centrale, i quali si occupano di mantenere regolare il ritmo del sonno e della veglia.

Inoltre, le persone narcolettiche sono prive di alcune cellule che secernano l’ipocretina, la quale è necessaria per mantenere lo stato di veglia.

Ma perché questa alterazione viene generata? Gli esperti hanno concluso che non vi è una sola causa ma è l’unione di tanti problemi correlati tra di loro. Le cause della narcolessia potrebbero essere:

  • Fattori ereditari: potrebbe essere una patologia ereditaria, collegata alla mutazione genetica della proteina della mielina. Tale mutazione porta a produrre proteine non funzionanti che vanno ad alterare il funzionamento del sistema nervoso centrale.
  • Autoimmunità: potrebbe trattarsi di una patologia autoimmune. Il soggetto produce cellule anomale del sistema immunitario. Esso riconosce quindi come nemici da attaccare le cellule secernenti ipocretina. Le cellule vengono quindi distrutte e una loro carenza provoca l’attacco narcolettico.
  • Patologie metaboliche: studi un po’ più recenti parlano di una correlazione tra narcolessia e delle patologie metaboliche, come ad esempio l’obesità. Tale correlazione è offerta dalla produzione di un ormone, l’orexina, che regola sia il senso della fame sia quello della veglia. Alla base del disturbo in questione quindi, vi è una carenza ormonale che può provocare anche la comparsa dell’obesità

Sintomi della narcolessia

  • Cataplessia: una perdita del tono muscolare e della loro forza. Il soggetto può cadere a terra senza rendersene conto. Tale episodio può durare da pochi secondi a qualche minuto, in casi gravi anche mezz’ora. Può manifestarsi in quest’ultima occasione anche l’alterazione dello stato di coscienza. Può verificarsi anche più volte in un giorno, solitamente dopo i pasti. La cataplessia può scaturirsi da uno stress emotivo forte, sia positivo che negativo.
  • Sonnolenza: è sicuramente uno dei primi sintomi. Tali episodi possono durare dai 15 ai 60 minuti. Si verificano in modo improvvisa, durante qualsiasi attività. Porta alla compromissione dell’attività lavorativa e sociale.
  • Frequenti risvegli: il soggetto narcolettico soffre di disturbi del sonno notturno, tende a svegliarsi spesso. Questa compromissione della qualità del sonno di notte, porta a un aumento della sonnolenza diurna.
  • Paralisi notturna: la persona è cosciente ma è incapace di muoversi e parlare. Non riesce a comunicare con l’esterno. Questa condizione precede l’inizio del sonno o del risveglio. Essa viene interrotta quando si presentano i giusti stimoli esterni, anche il semplice scuotere la persona.
  • Allucinazione: si verifica quando la persona sta per addormentarsi o svegliarsi. Il paziente percepisce l’allucinazione, uditiva o visiva, come reale. Può manifestarsi anche in momenti in cui interagisce con la realtà. Circa il 60% dei pazienti narcolettici ne soffre.
  • Conducta automatica: il soggetto svolge le sue attività anche se si trova in uno stato di non completa veglia.

notte

Conseguenze dell’ipersonnia

La narcolessia non è una patologia letale e per questo motivo ha una prognosi favorevole. Tuttavia le conseguenze che ha sulla vita della persona che ne soffre non sono affatto positive. Cataplessia e sonnolenza in particolar modo influiscono negativamente sul vivere quotidiano.

Un narcolettico ad esempio non dovrebbe guidare, perché se è colpito da ipersonnia mentre è alla conduzione del veicolo, è ad altissimo rischio di incidenti. E’ più soggetto a infortuni perché il colpo di sonno può provocare un forte impatto con il suolo, muri o oggetti vicini. L’ipersonnia condiziona il lavoro e l’attività sociale, con una conseguente emarginazione.

Tipologie di narcolessia

La narcolessia si suddivide in varie tipologie. Quella primaria, secondaria, parossistica e senza cataplessia.

La forma primaria è quella classica, con attacchi di ipersonnia durante il giorno, calo del tono muscolare, paralisi del sonno e allucinazioni. La forma secondaria è piuttosto rara e si manifesta dopo un trauma cranico o in seguito a patologie autoimmuni come la sclerosi multipla. La forma parossistica invece è associata all’epilessia, perché la narcolessia diventa un sintomo della crisi epilettica. Infine c’è la forma senza cataplessia, in pratica non vi è tra i sintomi la cataplessia. Questa a sua volta si suddivide in due fasi. Senza cataplessia ma con episodi REM (i quali sono accertati da vari test diagnostici) oppure anche senza episodi REM.

Come viene curata?

Non esiste una cura ed è una patologia cronica. Esistono solo terapie farmacologiche che aiutano a ridurre i sintomi. I farmaci sono descritti dal medico e la posologia cambia anche in base a quanto gravi sono i sintomi. Il Modafinil è un farmaco stimolante che sembra agisca sul rilascio dei neurotrasmettitori, regolando il sonno e la veglia. Diminuisce anche il senso di sonnolenza. Altro medicinale è il sodio oxibato, permette al paziente di riposare di più durante la notte, senza interruzioni.

In ogni caso è possibile seguire una serie di comportamenti che aiutano a ridurre naturalmente i sintomi della narcolessia. Gli esperti ad esempio, consigliano di evitare l’alimentazione ricca di carboidrati e di zuccheri perché aumentano la sensazione di sonno notturna. Lo stesso vale per l’alcol. E’ consigliato fare brevi sonnellini di giorno, anche di un ora, per evitare gli attacchi in orari poco opportuni. Anche il caffè aiuta, fino a 3-4 tazzine al giorno. Anche gli integratori omeopatici e fitoterapici sono d’aiuto.

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