Cellule staminali dal midollo osseo per la cura dell’ictus

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In fase di sperimentazione una nuova procedura terapeutica che utilizza le cellule staminali prelevate direttamente dal midollo osseo del paziente colpito da ictus.

cellule staminali

Utilizzare le cellule staminali dal midollo osseo di un paziente colpito da ictus, consente un trattamento efficace e sicuro. E’ quanto emerge da una innovativa sperimentazione di fase I presso l’Università del Texas Health Science Center a Houston (UTHealth). La ricerca è la prima del genere, e cerca di dare una risposta terapeutica per la cura dell’Ictus, terza causa di morte nel mondo industrializzato dopo infarto e cancro. Le terapie farmacologiche fin qui usate, seppure alcune, ancora in fase di sperimentazione, sembrano essere molto promettenti, non portano a dei risultati incoraggianti. L’ictus si verifica quando il flusso di sangue al cervello viene interrotta da un blocco o una rottura di un’arteria, privando il tessuto cerebrale di ossigeno e di sostanza nutritive e, anche se in alcuni casi vi è la possibilità di superare la fase acuta, tuttavia nella maggior parte dei casi i soggetti colpiti presentano delle gravi invalidità.

Da qui la necessità di percorrere anche altre strade per cercare di trovare un approccio terapeutico che possa dare maggiori possibilità al paziente. Una delle strade possibili è, appunto, quella legata all’utilizzo delle cellule staminali, ma la prima verifica da fare era quella che una pratica simile non comportasse delle gravi controindicazioni.

Questo, è infatti, lo scopo della ricerca. Verificare innanzi tutto la non pericolosità di un trattamento a base di cellule staminali, in particolar modo prelevate direttamente dal midollo osseo del soggetto colpito, e poi, in caso di assenza di gravi effetti collaterali, andare avanti con la ricerca per verificarne l’effettiva praticabilità e i vantaggi che questa potrebbe essere in grado di procurare.

Nell’ambito della ricerca, si è provveduto a raccogliere le cellule staminali di un paziente in fase acuta dalla cresta iliaca della gamba, e dopo che sono state preparate in laboratorio, sono state nuovamente iniettate nel paziente per via endovenosa.
La prima cosa da verificare, come detto in precedenza, era la sicurezza dell’intera procedura che può essere sia immediata che differita, la dove possibile, anche fino a 19 giorni dopo che qualcuno ha subito un ictus.

I risultati dello studio sono stati pubblicati in un recente numero degli Annals of Neurology. Nei 10 pazienti arruolati nello studio, non ci sono stati gravi eventi avversi correlati alla sperimentazione. Lo studio non aveva lo scopo di verificare l’efficacia del trattamento, bensì come primo step solo la su non pericolosità. Dal momento che effetti collaterali negativi di rilievo non si sono verificati, anche se i pazienti in esame erano in numero decisamente limitato, il prossimo passo sarà quello di verificare la possibilità che questa procedura possa dare anche dei risultati significativamente positivi.

Attualmente, il solo trattamento in corso per l’ictus ischemico, il genere più diffuso, è il coagulo-buster tPA, ma solo un terzo dei pazienti rispondono bene al tPA, per cui i ricercatori continuano ad esplorare altre possibili terapie.

Tra queste, molta attenzione viene riservata alla terapia trombolitica che già dei buoni risultati nei casi di infarto acuto del miocardio, ma per i vasi del cervello non è esattamente la stessa cosa. Per cui, sia questa terapia che quella che potrebbe trovare un maggiore impulso dall’uso delle cellule staminali, sono ancora oggetto di studio. Si è nella prima fase della ricerca, ma la strada potrebbe essere quella giusta.

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